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Autore Discussione: [ABOUT] Assenteisti e Brunetta  (Letto 5041 volte)
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Just
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« inserito:: 18 Luglio , 2008, 08:39:54 »

visita fiscale anche per un giorno di malattia

Ok, un'altra iniziativa tutto fumo e niente arrosto...quanto durerà questa regola di  mandare la visita fiscale per un giorno di malattia?
E se non si manda la visita fiscale, l'ente pubblico è responsabile?

Cmq, va bene provare a stringere la morza sugli assenteisti, causa di fiumi di spreco di lavoro, tempo e denaro....adesso però, si applichi una stretta ancora più dura e decisa contro gli ASSENTEISTI IN PARLAMENTO!!

Come...? Ah si certo...ci penseremo...ah beh, si beh.... :angry:




ps
cmq  decisamente discutibile il fatto di decurtare lo stipendio a chi sta male davvero!!
« Ultima modifica: 18 Luglio , 2008, 11:20:00 da Nocciolina » Registrato


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« Risposta #1 inserito:: 18 Luglio , 2008, 05:47:50 »

Citazione
quanto durerà questa regola di  mandare la visita fiscale per un giorno di malattia?


cmq  decisamente discutibile il fatto di decurtare lo stipendio a chi sta male davvero!!
Per la prima domanda non credo nemmeno inizierà dato che non ci sono i soldi per fare uscire i medici e soprattutto le ASL non hanno abbastanza personale medico per le uscite fiscali e dovrebbero assumerne tornando quindi al primo punto ovvero non hanno soldi.  :wacko:

Sul fatto di togliere lo stipendio a chi sta male davvero purtroppo si torna sempre al solito detto "per colpa di pochi stronzi ci van di mezzo tutti".

Cmq se iniziano a non pagare più gli statali per i giorni di malattia vedi come l'assenteismo si riduce, d'altra parte basti pensare al settore privato, dove se sei libero professionista e stai a casa non guadagni, quindi vai a lavoro anche moribondo (il tutto si traduce con una riduzione ad un quarto delle assenze rispetto al pubblico).

Purtoppo il proibizionismo (non ti pago se stai a casa) danneggia chi veramente sta male e questo è il punto cruciale.


per concludere, la mia esperienza personale è: collega specializzanda in un anno 24 giorni di assenza per cause del tipo "toh ho un dolore di pancia giusto giusto venerdì e non vengo", peccato che tutti gli altri specializzandi (tra cui il sottoscritto) si trovano a dover fare il proprio e il suo lavoro (oltre ad aver totalizzato in 4 persone la metà dei suoi giorni di assenza).

Ma vaaaaaaa bene poverina sta male... e scusate lo sfogo  :ninja:  
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« Risposta #2 inserito:: 2 Agosto , 2008, 12:00:27 »

Citazione
tutti gli altri specializzandi (tra cui il sottoscritto) si trovano a dover fare il proprio e il suo lavoro (oltre ad aver totalizzato in 4 persone la metà dei suoi giorni di assenza).

 
succede anche nelle aziende private, Frai, e ti assicuro che i più seri e professionali (vedi gli scemi del villaggio), alla fine ce la pigliano sempre in c**o... <_<  
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« Risposta #3 inserito:: 4 Agosto , 2008, 09:09:49 »

Molto meno Mary, specie in quelle piccole dove chi fa 'ste cose rischia un calcio in culo.
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« Risposta #4 inserito:: 4 Agosto , 2008, 11:51:10 »

non so esattamente come sia il discorso delle malattie nel pubblico, ma penso che i diritti dei lavoratori andrebbero equiparati verso l'alto e non livellati verso il basso.

per limitare gli abusi io sono sempre per le politiche PREMIANTI piuttosto che punitive, (che poi di fatto scadono in lesioni di diritti costituzionalemtne garantiti).
Chi lavora  e produce di più verrà premiato.
Del resto, invece di spendere soldi a mandare medici in giro, non sarebbe meglio dare incentivi?
Thomas More questo sconosciuto...

Inoltre, se nel privato non hai un cavolo di certezze e sicurezze, non penso sia bene adeguarsi a questo livello cavalcando lo scontento popolare di chi dice "noi ci facciamo il culo e quelli non fanno un cavolo e hanno tutti i diritti".

esperienza personale:
una tipa entrata al ministero X in quattro anni avrà lavorato sei mesi.
Prima aspettativa perchè "voleva provare a fare l'avvocato".
Seguono due gravidanze a ruota
obiezione: perchè nel nostro paese l'aspettativa di maternità è così lunga e nella civilissiva Norvegia è di tre mesi?
risposta: perchè lì hanno i nidi aziendali  e le madri possono lavorare e accudire i bambini...scendono al piano di sotto e allattano.

domanda: il ministero X ha il nido?
risposta: si, ma la stronza non ce lo porta .....A QUESTA SI CHE LE DEVI TAGLIARE LO STIPENDIO ...O NO???
« Ultima modifica: 4 Agosto , 2008, 11:54:50 da Just » Registrato


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« Risposta #5 inserito:: 4 Agosto , 2008, 02:51:42 »

Io invece penso che la pretesa di garantire a tutti più di quanto c'è da spartire sia una delle cause del nostro declino.
E penso che al di la dei diritti umani (compreso quello, spesso disatteso, di essere trattati civilmente), gli altri diritti dei lavoratori andrebbero regolati da contratti tra le parti.Attualmente nel privato di garanzie ne hai pure troppe se sei dipendente di un'azienda con più 15 dipendenti, una quantità ragionevole se lavori per un piccolo e nessuna se hai un contratto a termine.Visto che dare a tutti le garanzie dei primi avrebbe portato al collasso in pochi mesi si è scelta la lotteria.

Hai sicuramente ragione sugli incentivi: un dirigente pubblico non ne ha nessuno a garantire l' efficienza del proprio ufficio: salvo imprevisti la carriera dipende solo dall'anzianità, e pestare i calli ad un fancazzista raccomandato è un' ottimo modo di procurarsi imprevisti.

E se pensi che i sei mesi passati in ufficio la tipa abbia lavorato sei molto più ottimista di me.

P.S. sento spesso 'ste storie di nidi aziendali, e mi paiono pure ragionevoli per Fiat o Telecom.Ma qualcuno mi spiega come si pensa di piazzarne nelle piccole aziende che impiegano più di metà dei lavoratori italiani?
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« Risposta #6 inserito:: 4 Agosto , 2008, 03:49:55 »

Io sono una capra in demografia ma mi pare semplice pensare che se obbligassero TUTTE le grandi aziende fare nidi interni, e TUTTI i dipendenti a portarci i figli, vuoi che nei nidi comunali non rimanga spazio per i bambini dei piccoli imprenditori, delle commesse di negozi,  parrucchiere, uffici da 5 persone?
Considerando ovviamente "grandi aziende" quelle con almeno 50 o 100 dipendenti...
Noi saremo circa 800, credo, a Milano, forse qualcosa meno, e con le cinque o sei gravidanze l' anno se ci facessero il nido saremmo già un favore al mondo: contando che se ce lo mandi, l' erede, occupi un posto che potrebbe prendere un altro bambino, per tre anni...

 
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« Risposta #7 inserito:: 4 Agosto , 2008, 06:33:12 »

"grandi aziende" con 50 dipendenti?
Facciamo 25 donne, 20 con figli di cui 3 in età da asilo? Hai idea di quanto costerebbe tra locali e personale? E chi lo paga?
sugli 800 sicuramente i conti tornano, diciamo dai 200 in su se metà dei lavoratori son donne, 300 altrimenti (vero che dopo l'allattamento potrebbe andare anche l'azienda di papà).

A parte queste considerazioni pratiche, sinceramente non mi sembra una buona idea: In primis costringere un' azienda a fare qualcosa vuol dire imporgli dei costi, che poi dovrà scaricare su qualcuno, e poi l' idea stessa di obbligo legale dovrebbe limitarsi il più possibile.Visto che alla fine bisogna cacciar soldi sembrerebbe molto più sensato sussidiare i bimbi (magari con voucher asilo spendibili solo x rette), in modo da rendere più abbordabili i nidi privati, e magari semplificare un po' le procedure per aprirli: vedrai che appena la domanda sale spuntano come funghi.
NB: so che la domanda di posti asilo è già alta, il problema è che la lavoratrice media non può permetterseli, con l' eccezione di quelli comunali che lavorano in perdita: quello che non paghiamo con le rette li  paghiamo con la TARSU e dintorni.

P.S. 800 e solo 5 gravidanze/anno??
« Ultima modifica: 4 Agosto , 2008, 06:34:16 da Zaphod » Registrato
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« Risposta #8 inserito:: 4 Agosto , 2008, 10:06:26 »

Si, Zaphod, sei troppo ottimista:
scusa ma su 25 donne secondo te ce ne sono 20 con figli di cui tre , di questi bambini, vanno al nido?

Tralasciamo il fatto che la cifra è di molto sovrastimata
(lavoratrici a tempo determinato e ragazze sotto i 25 è molto difficile che procreino,ad oggi...le italiane hanno la media di 1,3 figli a testa, quindi è molto abbondante calcolare che  su 20 donne che hanno figli tre di questi siano sotto i tre anni, tu hai contato che queste 20 donne siano TUTTE tra i 28 anni circa e i 40?)
anche se cosi fosse, significa UNA persona, due se mi vuoi contare malattia e ferie, più la spesa per i locali che ovviamente se si potesse fare quello che stiamo dicendo dovrebbe diventare detraibile, perlomeno al 50-55%...

Dici che è una spesa non affrontabile per aziende con una media di 70 dipenenti?!?

 
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« Risposta #9 inserito:: 5 Agosto , 2008, 12:29:15 »

Son stato largo volontariamente: tenere in piedi un'asilo per 1/3 bambini non ha senso: due persone (per garantire il servizio due è il minimo) a tempo pieno costano circa 50/60k euro l'anno, cui ne devi aggiungere diciamo 5k per lo stabile e 5k per i pasti, giochi, pannolini,...:stando alti col numero di bambini e basi con le spese sono 20k euro a bimbo all'anno, ossia circa 1800 €/mese per bimbo; se di bimbi ne hai solo uno i costi cambiano poco e ti trovi a spendere 5k euro al mese per lui!
Una ditta con 70 dipendenti tipicamente potrebbe permetterselo, se fosse un' opera pia (e sarebbe comunque uno spreco).Essendo un' impresa commerciale non ha alcun interesse a farlo, e tentare di forzarla la renderebbe ancora più diffidente verso le donne giovani: il risultato netto sarebbe una diminuzione dell' occupazione femminile ed un'aumento del divario salariale tra uomini e donne.
Per altro rendere le spese detraibili equivale ad un sussidio statale: quello che risparmia l'azienda lo pagano i contribuenti che dovrebbero finanziare migliaia di costosissimi microasili con uno o due clienti.

Gli asili aziendali sono una buona idea se sono volontari: una grossa azienda può stimare di poterli gestire in modo efficiente e di potersi accaparrare personale migliore e fidelizzarlo con iniziative del genere.Tra l'altro non so come funziona, ma scommetto che in parte vengano finanziati tramite contributi dei lavoratori, ed in parte dagli utenti stessi.
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« Risposta #10 inserito:: 5 Agosto , 2008, 12:46:49 »

costa molto meno il personale del nido che le super indennità di maternità nonchè il costo per la sostituzione.

ed è meglio per anche per i bambini che possono essere vicino alle mamme.
oltre ad essere un forte incentivo per la natalità.

il problema del "nido vuoto" è relativo...non sono mai vuoti e se mai fosse ci sarebbe rimedio...per es accogliere anche bambini esterni.
non escludo che potrebbe essere anche una forma di autofinanziamento.

Norvegia ( e simili) docet.



 
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« Risposta #11 inserito:: 5 Agosto , 2008, 01:47:06 »

Citazione
costa molto meno il personale del nido che le super indennità di maternità nonchè il costo per la sostituzione.

Probabile, se le indennità venissero ridotte per finanziare i nidi, cosa per nulla scontata, e se il nido è sufficientemente pieno, non so fare i conti ma immagino almeno 4/5 bimbi per educatore.
Citazione
ed è meglio per anche per i bambini che possono essere vicino alle mamme.
oltre ad essere un forte incentivo per la natalità.

E per l' occupazione femminile, su questo siamo d'accordo.
Citazione
il problema del "nido vuoto" è relativo...non sono mai vuoti e se mai fosse ci sarebbe rimedio...per es accogliere anche bambini esterni.
non escludo che potrebbe essere anche una forma di autofinanziamento.

Ma a questo punto perchè portare il nido in azienda?
Basterebbe sussidiare la creazione di asili esterni, dando i sussidi ai bimbi e non ai proprietari di asili.
Non vorrei essere frainteso: gli asili aziendali mi sembrano una buona idea, ma credo che la valutazione sulla loro realizzazione vada lasciata alle singole aziende (e contrattata con le lavoratrici se devono rinunciare a parte dell' indennità di maternità).
Citazione
Norvegia ( e simili) docet.

Non ho idea di come funzioni da quelle parti in dettaglio.
Da una rapida scorsa a questo si direbbe che i nidi aziendali siano una rarità anche li:
Citazione
47% of barnehager are public (municipal) and cater for 58% of children using the service. Private barnehager are
more numerous but smaller, and cater for 42% of children. Both receive subsidies from the government amounting to
32% (public) and 38% (private) for their costs. Municipalities also have the duty to provide funding to their own and
private providers, but often fail to support adequately private providers. Costs to parents range – depending on the
municipality, income and the type of care chosen – from 28%-45% of actual costs (see “Developments” above). In
addition to family allowances and lone parent (22% of families) allowances, all parents are allowed tax deductions to
cover care and kindergarten costs. Research shows that low-income parents pay proportionately higher for a place in
a kindergarten (c. 19.5% of income) compared to middle- (11%) and high-income families (c. 8%). There is also a Cash
Benefit scheme that provides a cash grant to a parent who looks after a child at home, or who places a child in an
ECEC context that does not receive state grants (e.g. with a childminder). The amount of the grant is almost equivalent
to the state subsidy per child paid to kindergartens, i.e. about $400 per month. In principle, there are sufficient
places for all children over 3 years in grant maintained barnehager, as the lowering of the school age to 6 years freed
many places. Provision rates are as follows:
0-1 year: care is predominantly home care by parents. Only 2% of children are in centre-based care.
1-4 years: over 48% of enrolment. Given the high participation of mothers in the work force, it may be presumed
that many parents are choosing to use family and informal child-minding. The goal of the Ministry is to have full coverage
(meeting demand) for children under 3 years by the year 2003.
4-6 years: currently, demand is considered fully met with enrolments of just 80% of the age group.
Child-staff ratios: for children 0-3 years, the ratio is 7-9 children per trained pre-school teacher. For children 3-6
years, the ratio is 14-18 children per trained pre-school teacher; and for children in family day-care, a trained preschool
teacher must be available for every 30 children. In addition, the 1995 Act also stipulates that the number and
level of staff must be sufficient to carry out satisfactory educational activities based on the Framework Plan.

Metà dei bimbi sotto i 5 anni stanno con i nonni, gli asili privati coprono il 42% dei restanti: resta da appurare quale percentuale di questi siano asili aziendali (o se ci siano asili aziendali delle poste classificati come pubbici), ma a naso direi che coprono meno di un bimbo su dieci.
« Ultima modifica: 5 Agosto , 2008, 01:49:20 da Zaphod » Registrato
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« Risposta #12 inserito:: 5 Agosto , 2008, 02:13:15 »

Infatti partivo dal presupposto che meglio ridurre indennità e permessi in cambio di servizi concreti.

E' folle che una lavoratrice possa assentarsi un anno per la maternità!
Questo è di danno per le donne che sono discriminate a priori.


Cmq sono d'accordo con la noccio...non sarebbe questo costo spropositato, e ci guadagnerebbero tutti.

Tornando a monte, posto quindi che il nido, a prescindere dai costi, sarebbe cosa buona e giusta, laddove ci sta e certe stronze non ne usufruiscono volontariamente a quel punto i vari premessi non mi sembrano + un diritto ma un "privilegio" e  davvero mi sale la bile.
« Ultima modifica: 5 Agosto , 2008, 02:15:43 da Just » Registrato


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